08/2020

Scelte sostenibili e pandemie

Strategia
Tempo di lettura:
5 min.

Dal 1958 al Mauna Loa Observatory (Hawaii) viene monitorata la quantità di CO2 presente nell’atmosfera (i dati sono disponibili in tempo reale). Si tratta di informazioni che inizialmente interessavano un ristretto numero di tecnici in ambito oceanografico ma negli ultimi decenni questi grafici rossi in ascesa costante preoccupano e mobilitano una larga parte del globo, per ora senza risultati significativi.

Nella mia esperienza di project manager sono sempre stato interessato al carbon footprint legato ai trasporti, al food e allo sfruttamento animale ma fino a poco tempo fa la crescita esponenziale del mondo IT oscurava ogni riflessione sul suo impatto ambientale, forse per il carattere immateriale ma soprattutto per una diffusa ignoranza dei fatti.

L’impatto di internet sulle emissioni di CO2 persa il 3.7% del totale: come tutta l’industria aeronautica.


Ora sappiamo chiaramente e da molte fonti che ogni mail, ogni film su Netflix, ogni singola azione che coinvolge i nostri computer online ha un peso, un peso crescente e inarrestabile che impatta fortemente sul pianeta.

E la stime parlano di un raddoppio delle emissioni di CO2 del settore entro il 2025.

Alcuni giganti del web come Google stanno percorrendo rapidamente la strada verso la sostenibilità ambientale (dal 2017 Google si certifica alimentata al 100% da energia rinnovabile) ma la stessa forza di internet, la sua pervasività globale ne fanno un realtà energivora difficile da controllare e governare, non solo in ambito ecologico.

Diventa quindi importante per ogni realtà produttiva - anche la più piccola - dotarsi di un modus operandi e obiettivi in linea con lo sforzo globale al contrasto del global warming.

Individuare le azioni per raggiungere la sostenibilità ambientale.

Seguendo questa linea a fine 2019 in Indici Opponibili ci siamo dati l’obiettivo di valorizzare le nostre scelte di sostenibilità ambientale, sia per aggiungere la nostra voce al coro che chiede soluzioni al global warming, sia per avere strumenti ed argomenti pratici e diretti per convincere anche i nostri clienti e fornitori ad intervenire sulla loro impronta ecologica.

Sono nati così i 10 punti del nostro decalogo green, un vademecum per il miglioramento della sostenibilità ambientale in azienda. Partendo da semplici azioni formali - come cambiare i gestori dell’energia o individuare fornitori certificati - i dieci punti procedono verso il progressivo coinvolgimento di clienti, fornitori e collaboratori e non ultimo l’impegno nel comunicare ogni azione in modo adeguato.

Alcune di queste indicazioni erano già parte del nostro agire quotidiano come azienda (per esempio l’hosting green in partnership con Exe ci caratterizza fin dalla nascita) ma altre riflessioni - come l’esigenza di contare su fornitori certificati - sono diventati un obiettivo solo mano a mano che l’analisi dei nostri comportamenti e consumi andava avanti. 

Con l’emergenza Covid e l’esplosione globale del remote working è però cambiato completamente il nostro approccio alle tematiche ambientali legate al modello tradizionale del lavoro in ufficio.

Diventare una remote company

Infatti l’emergenza dei primi mesi del 2020 ci ha spinto rapidamente verso un nuovo modello organizzativo (ne parliamo
qui) con profonde implicazioni ambientali: diventata a tutti gli effetti una remote company Indici Opponibili abbandona l’ufficio e con quello tutte le ricadute ambientali dirette (spostamenti, consumi, etc..) ma rimane ancora tutto da valutare l’impatto del trasferimento dei consumi dall’ufficio alle case dei nostri soci e collaboratori. Chiaramente queste novità stanno coinvolgendo anche i nostri clienti generando nuove richieste per una comunicazione efficace del modello produttivo che sta emergendo. 

Quindi tutto da rifare? 

No, ma bisogna ripartire subito con la scelta di fornitori sostenibili, l’awareness verso clienti e collaboratori e non ultima l'applicazione di queste innovazioni dall’ufficio alla casa, diventata la principale protagonista del nuovo lavoro digitale. Vale la pena analizzare i nuovi consumi generati dal modello “remote company” e le possibili soluzioni che possono diventare idee e progetti di comunicazione anche per i nostri stakeholder. 

Tra le varie possibilità ci piace immaginare l’estensione delle scelte aziendali alle case di soci e collaboratori (contratto energia 100% rinnovabile, sostegno alla mobilità sostenibile, assicurazioni e finanza etica, etc…) e per i clienti l’addio definitivo alla stampa su carta, anche dei classici prodotti di comunicazione come brochure e flyer. Sarebbe ora!

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